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EXTRAIT D'ABSINTHE PERNOD FILS CA. 1905 UK MARKET

Nel 1805, Henri-Louis Pernod fonda la Maison Pernod Fils a Pontarlier, nel dipartimento Doubs.

Nel 1871, Ariste Hemard fonda a Montreuil la distilleria Hémard.
Nel 1872, Jules-François Pernod fonda a Avignon la Società Pernod Père et Fils.
Nel 1926, vi è la fusione delle società di Pontarlier, Avignon, Montreuil, che nel 1928 diventano la ditta Pernod.
Nel 1938, creano la marca Pernod 45.
Nel 1951, viene lanciata la marca 51.
Nel 1959, lo stabilimento Pernod prende il nome sociale Pernod.
Nel 1965, Pernod riacquista la distilleria di Suze.
Nel 1975, Jean Hémard (Presidente della Pernod) e Paul Ricard (Presidente della Ricard) creano il Gruppo Pernod Ricard.
La storia di Pernod Ricard può essere suddivisa in diversi periodi chiave.
Nel dicembre del 1974, Pernod e Ricard erano acerrimi concorrenti di lunga data nel mercato degli alcolici a base di anice.
Con grande coraggio, decisero di unire le loro forze per conquistare i mercati esteri.
Nel 1975 il Gruppo inizia il suo sviluppo internazionale.
Dal 1985 Pernod Ricard costruisce una rete di vendita globale (Europa, America, Asia e Australia).
Nel 2000 inizia l’epoca delle grandissime acquisizioni.

EXTRAIT D'ABSINTHE PERNOD FILS CIRCA 1905 IMBOTTIGLIAMENTO PER IL REGNO UNITO

Superba e rarissima mezza bottiglia, in vetro soffiato, di Assenzio prodotto da Pernod Fils in un periodo oscillante fra il 1900 e il 1910.
Si tratta di un raro imbottigliamento destinato al mercato Britannico.
Come si può osservare dalle immagini fotografiche, le condizioni di conservazione non sono buone.
Il livello del liquido è posto ad un paio di centimetri al di sotto del marchio in rilievo.
Anche l’etichetta è parecchio compromessa; integra ma difficilmente leggibile nella sua totalità.
Molto interessante la retroetichetta che riporta le indicazioni in lingua inglese.
Anche in questo caso abbiamo alcune difficoltà nella lettura sebbene compaia in maniera abbastanza nitida la parola Absinthe in un paio di occasioni.
Ad aiutarci nella comprensione di questa retroetichetta abbiamo un documento estrapolato dal sito del Museo Virtuale dell’Assenzio che riporta buona parte di quanto scritto.
Senz’altro una bottiglia da museo appartenente al periodo della Belle Epoque il cui contenuto è spesso usato come metro di giudizio nei confronti di ogni altra produzione di Assenzio.

ASSENZIO: STORIA E LEGGENDE

Dopo la diffusione della notizia secondo cui alcuni crimini violenti sarebbero stati commessi sotto l'influenza diretta della bevanda e alla tendenza generale al consumo di superalcolici a causa della carenza di vino in Francia causata dalla fillossera negli anni tra il 1880 e il 1900, le associazioni contro l'uso di alcolici e quelle dei produttori di vini presero di mira l'assenzio indicandolo come una minaccia sociale.
Affermarono che rende folli e criminali, trasforma gli uomini in selvaggi e costituisce una minaccia per il nostro futuro.
Il famoso dipinto di Edgar Degas, L'assenzio, risalente al 1876 (ora conservato al Museo d'Orsay), riassunse la mentalità popolare che vedeva i bevitori "dipendenti" di assenzio come istupiditi e mentalmente offuscati.
Émile Zola descrisse le loro gravi intossicazioni nel suo romanzo L'ammazzatoio.
Nel 1915 l'assenzio venne ritirato dal commercio in molti paesi e la sua produzione vietata.
La proibizione dell'assenzio in Francia comportò la nascita di un sostituto dell'assenzio a base di anice stellato (raramente presente nell'assenzio del XIX° secolo ma comunissimo nei moderni prodotti) al posto dei semi di anice verde e liquirizia: il pastis.
Il pastis, come tutti i liquori a base d'anice furono soggetti a severissimi controlli nei primi anni che ne limitavano la qualità al fine di allontanarli sempre più dal vituperato assenzio: la gradazione alcolica non poteva superare i 32°, non doveva intorbidire con aggiunta di acqua.
Successivamente la gradazione alcolica venne portata a 40° ma durante il secondo conflitto mondiale il governo francese proibì i pastis poiché intorbidivano le menti dei soldati in trincea.
Solo nel 1951 venne nuovamente legalizzato e per festeggiare tale data la Pernod-Ricard (la multinazionale nata dall'aggregamento di alcune delle più importanti distillerie d'assenzio) mise sul mercato il Pastis51.
La Francia non ha mai abrogato la legge del 1915, ma una legge del 1988 ha chiarito che il divieto riguarda solo le bevande non conformi con le regolamentazioni dell'Unione Europea riguardo al contenuto di tujone, o che sono chiamate esplicitamente "assenzio".
Questo ha provocato la ricomparsa dei bevitori francesi di assenzio, ora rinominato "spirito a base di piante d'assenzio”.
Dal momento che la legge del 1915 regolava solo la vendita dell'assenzio ma non la sua produzione, certe aziende francesi producono varianti destinate all'esportazione denominate semplicemente "assenzio".
I primi assenzi a tornare sul mercato erano in realtà poco più di pastis "arricchiti" con ulteriori erbe e a volte aumentati di gradazione.
L'assenzio non venne mai vietato in Spagna o Portogallo, dove si è sempre continuato a produrlo.
L'Assenzio è ancora oggi fonte di discussione in Europa.
Infatti il Parlamento UE ha bocciato la proposta finalizzata a definire la bevanda, chiamata anche 'Fee Verte', o la fata verde, che più di ogni altro prodotto alcolico ha sollevato polemiche.
Per 409 voti a favore, 247 contro e 19 astensioni, è arrivato il no dalla corte di Strasburgo.
Quindi non esiste ancora oggi un parametro di riferimento per la produzione di questa bevanda.
Si pensava che un eccessivo uso di assenzio conducesse ad effetti che erano specificamente peggiori rispetto a quelli associati ad altre forme di alcol, il che è vero per alcuni dei prodotti meno meticolosamente adulterati (soprattutto quelli colorati con solfato di rame), creando lo stato fisico chiamato absintismo, che in realtà sorge soltanto alla stregua dell'alcolismo, da cui non si differenzia, in soggetti dipendenti da questa bevanda.
L'olio essenziale di Artemisia absinthium contiene un terpene chiamato tujone, il quale in dosi elevate può portare a crisi epilettiche, delirium tremens e morte.
In realtà le quantità di intossicazione da tujone sono pari a 80-100 grammi, una quantità impossibile da assumere bevendo assenzio che normalmente non può contenere più di 30-40 mg./kg. di tujone.
Un assenzio ben fatto, infatti, deve essere distillato, e gran parte del tujone che non si è perso nella fase di essiccazione dell'Artemisia absinthium (il tujone è estremamente volatile e un buon 70-80% evapora durante questa fase) si perde tagliando la "testa" del distillato.
Studi più recenti hanno dimostrato che nell'assenzio distillato correttamente rimane solo una minima quantità di tujone.
In realtà il mito di questo terpene è da sfatare, poiché già le argomentazioni dell'epoca, che permisero di mettere al bando l'assenzio, facevano riferimento a ben tre sostanze: tujone, anetolo e fenitolo.
Probabilmente il tujone è rimasto l'unico componente che ancora oggi crea tanto scalpore, poiché anetolo e fenitolo, che sono tossici tanto quanto il tujone e altre sostanze presenti in comunissime piante di uso quotidiano (come prezzemolo, alloro, rosmarino, noce moscata ecc.), erano più facilmente riscontrabili in molti amari e anisette.
Il tujone, al contrario, era esclusiva di assenzio, vermouth e genepì (che non vennero tuttavia mai incriminati come l'assenzio).
Il suo profumo è molto simile a quello del mentolo e lo troviamo tra gli eccipienti del farmaco da banco "Vicks Vaporub".
Ancor oggi sono pochi gli studi scientifici inerenti quest'olio essenziale, e molti di questi non sono oggettivi poiché finanziati all'inizio del XX° secolo proprio dai governi che volevano mettere l'assenzio al bando.
Studi condotti negli anni '70 hanno portato (probabilmente in modo erroneo) a considerare il tujone, e i suoi effetti, simili a quelli del THC della cannabis solo perché le due molecole avevano una disposizione spaziale molto simile.
Un noto chimico e biologo americano, Ted Breaux, ha passato 11 anni a studiare l'assenzio per capire se veramente fosse quel veleno che le leggende narrano.
Egli estrasse con una siringa l'assenzio da antiche bottiglie del XIX° secolo arrivate intatte fino ai nostri giorni e le analizzò.
I risultati furono sorprendenti: gran parte degli assenzi d'epoca avevano tujone che andava dai 5 ai 9 mg./kg. e solo qualcuno sfiorava i 20–30 mg./kg.
Considerando che le normative CEE permettono un limite massimo di 35 mg./kg. di tujone, gran parte degli assenzi storici sarebbe tuttora legale da questo punto di vista.
Riassumiamo sinteticamente le caratteristiche del vero assenzio:
• deve essere distillato
• con gradazione tra i 45 e i 75 gradi
• deve intorbidire con aggiunta di acqua ghiacciata
• deve contenere assenzio e semi di anice verde (e non stellata)
• deve avere un sapore complesso e bilanciato tra tutti gli ingredienti.
Gli esperti utilizzano queste cinque regole per riconoscere il vero assenzio.
Alcuni esperti, oltre ad utilizzare queste regole, usano come confronto l'assenzio prodotto dalle distillerie storiche poiché sono state le prime a dettare le regole gustative e olfattive che definiscono l'absinthe.
La Pernod fils è indubbiamente la più antica distilleria storica, seguita a ruota (nel giro di pochi anni) da Berger, Premier fils, Fritz Duval e da innumerevoli altre.
Gli absinthe da loro prodotti hanno ricette, almeno a grandi linee, sostanzialmente simili e metodi di produzione pressoché identici.
Oggi vengono ancora prodotti assenzi esattamente come venivano fatti nel XIX° secolo.
Un esempio è dato dalla Jade che sta riportando in vita alcuni dei più famosi assenzi del passato producendoli non solo partendo dalle antiche ricette, ma anche utilizzando gli originali alambicchi della Pernod fils di Pontarlier acquistati all'asta quando lo stabile venne venduto alla Nestlé.