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ALTO ADIGE CABERNET SAUVIGNON COR ROMIGBERG 1998 ALOIS LAGEDER

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Codice: 00000377
Categoria: Rossi italiani
Disponibilità:

3

Contenuto:
0,75 lt.
Confezione:
Bottiglia
Fondata nel 1823 e giunta ormai alla quinta generazione con l’attuale proprietario Alois Lageder, l’azienda spicca per la sua capacità di fondere tradizione e innovazione.
I suoi vini si suddividono nelle due linee Tenutæ Lageder e Alois Lageder.
Anche la storia dell’azienda, come molte altre in Alto Adige, trae origine da un villaggio di montagna.
Erano ancora gli inizi dell’Ottocento quando un giovane di Albions, un paesino alle falde della Val Gardena, decise di fare fagotto e tentare la fortuna in città.
Fu così che Johann Lageder, lasciatasi alle spalle la fattoria dei genitori, si trasferì a Bolzano in cerca di una vita più autonoma.
Trovò lavoro da un carrettaio, e grazie alle sue abilità manuali e al suo spirito imprenditoriale, già nel 1823 rilevò l’azienda, avviando al tempo stesso un commercio all’ingrosso di vini.
Nel 1855, quando i suoi due figli dovettero dividersi l’eredità, uno dei due continuò l’attività di carrettaio, mentre Alois Johann rilevò l’ingrosso di vini.
Mosso dallo stesso spirito imprenditoriale del padre, in pochi anni ampliò l’attività, acquistò i primi vigneti e iniziò a vinificare in proprio le uve di sua produzione o conferite da terzi.
Suo figlio maggiore, Alois II°, oltre all’azienda ereditò dal padre anche la passione enologica, e infatti acquistò per la famiglia altri vigneti nella zona di Santa Maddalena, a Nord di Bolzano.
Ben presto, decise di specializzarsi in due vini locali, il Lagrein, prodotto nella conca di Bolzano, e il Santa Maddalena.
In effetti, Lageder fu uno dei primi a cogliere e sviluppare l’importanza del terroir, tant’è vero che conosceva a menadito tutti i vigneti intorno a Bolzano, e imparò a valorizzarne ogni sfumatura.
Il successore di questo specialista di terroir ante litteram fu Alois Lageder III°, uomo animato da spirito imprenditoriale e grande lungimiranza.
Si rese subito conto di quanto preziosa fosse la molteplicità dell’Alto Adige, e si adoperò per affiancare altri vini alle due varietà locali già prodotte dall’azienda.
Nel 1934 comprò la tenuta di Löwengang a Magrè, ai confini meridionali dell’Alto Adige, e fu lì che trovò finalmente ciò che cercava, ossia dei terreni eccellenti per i vini bianchi, ma anche degli appezzamenti ideali per produrre dei rossi corposi, come il Cabernet e il Merlot.
Considerato che trasportare uve così preziose fino a Bolzano, per di più su carri trainati da buoi, era un’impresa troppo rischiosa, attrezzò delle cantine per vinificare le uve a Magrè e in altri villaggi adiacenti.
Ben presto, anche altri viticoltori della zona cominciarono a conferirgli le proprie uve.
I bombardamenti della seconda guerra mondiale distrussero quasi del tutto la cantina di Lageder nel centro storico di Bolzano, che nel 1959 fu ricostruita ex novo ai margini della città, nel cuore dei migliori vigneti del Lagrein.
All’improvviso, nel 1963 la morte prematura del capofamiglia cambiò completamente le carte in tavola.
Alois IV°, suo erede designato e unico figlio maschio di sei, in quel momento aveva solo 12 anni, sicché il compito difficile di portare avanti l’azienda, per diversi anni, fu assunto da tre donne abili ed energiche: Christiane Rössler, vedova del defunto, e le sorelle Wendelgard e Magdalena. Wendelgard, la figlia maggiore, allora solo ventunenne,da quel momento rappresentò l’azienda all’esterno, una funzione tutt’altro che facile per una donna giovane che, da un giorno all’altro, si trovò catapultata in un’attività che non conosceva e in un settore dove le donne erano viste come mosche bianche.
Ma non si fece scoraggiare, anzi, col sostegno della famiglia, e soprattutto della madre, riuscì a portare avanti l’attività.
Nel 1969 sposò l’enologo Luis Von Dellemann, che da giovane aveva fatto esperienza in varie zone vinicole dell’Austria e della Svizzera e che assunse la responsabilità della cantina, funzione che riveste tuttora.
Ben presto, il nuovo membro di famiglia si conquistò un’ottima fama come specialista dei vini bianchi.
In quegli anni, sul mercato italiano la domanda di vini freschi e fruttati prodotti nel lembo più settentrionale d’Italia era molto vivace, ma buona parte del prodotto si vendeva sfuso.
Solo nei primi anni ‘70 si cominciò a imbottigliare in proprio e a vendere vini in bottiglia.
Quando Alois Lageder IV° subentrò nell’impresa, a soli 25 anni e dopo studi in economia ed enologia, erano tempi difficili per l’azienda familiare.
L’immagine dei vini altoatesini era profondamente scalfita da decenni in cui si erano venduti prevalentemente vini da grande consumo.
Ma con l’aiuto della sorella Wendelgard e del cognato Luis Von Dellemann, Alois decise di riposizionare l’azienda.
Convinto che la sua terra avesse un potenziale vinicolo ancora largamente inespresso, scelse di imboccare senza indugio la strada della qualità.
Alla fine degli anni Settanta acquistò nuovi appezzamenti e puntò su metodi innovativi sia nel vigneto che in cantina, cominciando ad allevare le viti a spalliera e a ridurre le rese.
Ispirato dall’incontro col leggendario vignaiolo californiano Robert Mondavi nel 1981, Alois iniziò i primi esperimenti di affinamento in barrique.
Fu così che nacquero gli uvaggi Cor Römigberg e Löwengang, che segnarono un vero cambio di stile nel panorama vinicolo altoatesino.
Nel 1991 acquistò la tenuta Hirschprunn, vale a dire 30 ettari di vigneti e un palazzo rinascimentale nel cuore di Magrè.
Sempre a Magrè, nel 1995 Alois Lageder costruì la nuova cantina, che oltre ad essere un esempio di alta tecnologia, propiziò un vero boom dell’architettura vinicola moderna in Italia e all’estero.
Dai primi anni ‘90, l’azienda ha imboccato un cammino innovativo e ormai tutti i vigneti di proprietà, più di 50 ettari, sono coltivati con metodi biodinamici.
Oggi, il nome di Alois Lageder è sinonimo di tradizione e innovazione.

ALTO ADIGE CABERNET SAUVIGNON COR ROMIGBERG 1998 ALOIS LAGEDER

Le uve impiegate per la produzione di questo vino sono prevalentemente Cabernet-Sauvignon più una piccola percentuale di Petit Verdot, entrambe coltivate in regime di agricoltura biodinamica controllata su una superficie di 1,7 ettari esposta a sud-sudest, ad una altitudine di 245 slm, nel vigneto ‘Herz’, che si estende lungo il ripido versante di Römigberg, a nord-ovest del lago di Caldaro.
Il colore è rosso marasca intenso.
Il profumo è complesso, pieno, prima fruttato, con prevalenza di ricordi di ciliegia e ribes nero, poi speziato e floreale con sentore netto di tabacco, viola e menta.
Nel finale esce con evidenza l’apporto organolettico del legno.
Impatto marcato, lungo e concentrato sul palato.
Persistente, con un finale fresco e fruttato e con tannini accentuati ma non aggressivi.
Un grande Cabernet dal potenziale di invecchiamento che va ben oltre i dieci anni.