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DRÔNÈ IN BOLLA VINO SPUMANTE DI QUALITÀ METODO CLASSICO AZ. AGRICOLA MAURO VINI

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Codice: 00002146
Disponibilità:

3

Contenuto:
0,75 lt.
Confezione:
Bottiglia
Località: Italia-Piemonte
La Mauro Vini è insignita del riconoscimento “Imprese Storiche d’Italia” poiché nasce alla fine del XIX° secolo.
Fondata nel 1895 da Vittorio Emanuele Mauro a Roddino d’Alba, in un intreccio di luoghi che vanno dall’Argentina alle Langhe. Scritta da lui la lettera (conservata dagli eredi) con la quale chiede al padre Giuseppe di spedirgli tramite nave ben 200 botti da un quintale l’una di vino che Lui aveva venduto a Santa Fe’ dove era emigrato.
Forte di ingegno imprenditoriale apre a Rafaela (nella provincia di Santa Fe) la “Cantina del Passarino” specializzato in vini italiani.
Rimasto vedovo a causa della “spagnola” si risposa a Santa Fè con una ragazza di Monforte d’Alba, Conterno Giovanna, emigrata anche lei con la famiglia in Argentina.
Dopo 15 anni torna in Italia a fare il vignaiolo nella natia Roddino. Era il 1911 quando compra la cascina dove suo padre lavorava a mezzadria. Acquista anche un’intera collina sul Bricco di Santa Maria ricavandone una decina di giornate piemontesi coltivate a vigna, e costruendo una bella casa.
Ebbero sei figli. Alcuni di loro coltivavano la terra, mentre Osvaldo Mauro e uno dei suoi fratelli vennero a Dronero nel 1924 dove rilevarono una cantina, quella ancora attuale.
Qui inizia il vero e proprio percorso aziendale che prosegue con Emanuele Oscar Mauro classe 1931, (figlio di Osvaldo) il quale, dopo gli studi in enologia ad Alba si dedica interamente alla conduzione dell’azienda fino all’età di 85 anni facendo di questo lavoro la sua vera passione.
Nella sua lunga esperienza e con un forte sguardo legato al territorio si impegna con il Figlio Giuseppe, anche lui enologo, alla riscoperta di un antico vitigno della Valle Maira il “Nebbiolo di Dronero / Chatus” dando vita al Rosso Drôné.
Seguendo gli insegnamenti del padre, Giuseppe e Rossana continuano la conduzione dell’azienda, i lavori in vigna e attualmente hanno posto la loro attenzione in nuove ricerche orientandosi anche verso i vitigni a bacca bianca (Gouais blanc) presenti in valle Maira già dal Medioevo.
La coltivazione della vite fu introdotta in Valle Maira molto probabilmente dai Monaci di San Colombano che il Re longobardo Ariperto II° mandò dall’Abbazia di Bobbio, in provincia di Piacenza, con il compito di bonificare e colonizzare il territorio di Villar S. Costanzo.  
Il più antico documento riguardante il vino risale al lontano 1160; in esso si attesta che fra le decime a favore della Collegiata di Oulx c’era anche il vino prodotto in Valle Maira, in particolare nel comune di Alma (oggi Macra).
Da quel momento è tutto un susseguirsi di notizie, documenti, testamenti e lasciti che citano le vigne e gli alteni presenti a Dronero e in valle Maira, attestando l’abbondante produzione vitivinicola.  In particolare un documento del 1386 lo elenca tra le decime dovute da Dronero alla mensa vescovile di Torino, a conferma del fatto che in questa zona si produceva vino in quantità, ed anche di buona qualità, tanto da interessare il presule torinese. Negli Statuti della valle Maira del 1396 e in quelli di Dronero del 1476 (ma di origine ben precedente a tale data), si tratta diffusamente di vite e di vino, formulando regole ed ammende; fra gli altri il divieto di importare vino da fuori zona, a protezione del prodotto locale che doveva essere evidentemente sufficiente per il consumo interno. La relazione dell’intendente Brandizzo del 1753, recentemente oggetto di ristampa, contava solo in Dronero 832 giornate di alteno (vite coltivata in consociazione con altre colture) e 30 di vigna, per una resa complessiva di 1308 “carà”. (Una carà corrisponde a 5 quintali di uva o 10 brente di vino, cioè 500 litri) La prima citazione di un vitigno specifico, (secondo l’antico parroco della frazione Pratavecchia can. Don Giovanni Rovera) risale al 1268, con la menzione di un “nebiolius” in un documento non meglio specificato.
L’illustre ampelografo Conte Giuseppe di Rovasenda, eminente studioso esperto nel settore, nonché presidente del Consorzio Antifillosserico Subalpino di Torino, nel suo pregevole “Saggio di una ampelografia universale” (Torino 1877) catalogò ben 3600 vitigni che coltivò nella sua cascina “la bicocca” di Verzuolo. In questo ricco elenco troviamo anche i vitigni coltivati in Valle Maira. Infatti a pag. 124 menziona il “nebbiolo di Dronero”, a pag. 125 un “nebbiolo di Stroppo”, a pag. 78 cita testualmente: “Dal barone Manuel di San Giovanni (di Dronero n.d.r.) mi fu data un’uva proveniente dall’alta Valle di Maira nelle montagne di Stroppo, che mi risultò il Gouais francese.”
Non solo, ma da come si evince da una lettera indirizzata all’ allora Sindaco di Dronero, il suddetto Conte volle omaggiare il Comune di una copia del “Saggio” poiché questo contribuiva in modo significativo e spontaneo alle spese del Consorzio. Segno che la coltivazione della vite doveva essere consistente anche dal punto di vista economico in tutta la valle.  Sono ormai 30 anni che la ditta Mauro Vini di Dronero ha posto la sua attenzione in questa direzione per evitare la perdita di un patrimonio storico tanto consistente fino ad un recente passato (anni 60 del ‘900).
Il “Drônè” è prodotto infatti da uve “Nebbiolo di Dronero” (che recenti studi hanno identificato con il Chatus francese) più un 20-30% di altri vitigni locali. La particolarità è che i vigneti sfiorano il secolo di vita, e molti ceppi non sono innestati su piede americano, ma appunto “su piede franco”. Segno che la fillossera ha colpito solo marginalmente e non è più presente sul territorio.
Le vigne sono ubicate nei comuni di Villar San Costanzo e Dronero. Attualmente l’estensione è di circa 3 ha.
Per quanto riguarda le pratiche colturali in vigneto, il sistema di allevamento è a spalliera, la potatura si tratta di un guyot, con carica di gemme ridotta (8-10 max) per limitare la produzione a vantaggio della qualità. Trovandoci in un ambiente non facile, caratterizzato da forti contrasti termici, si applicano ancora antiche regole trasmesse attraverso le generazioni, soprattutto per quanto riguarda le operazioni di potatura e legatura (l’archetto è abbastanza accentuato per effettuare una sorta di forzatura).
Vigneti iscritti nell’albo Regionale Piemonte “Vigneti storici ed eroici”.
É da queste piante in particolare che prende origine il “Dronè vendemmia tardiva”. Con l’interesse di alcuni giovani si sta riprendendo anche la viticoltura in valle, con nuovi impianti di Gouais Blanc nei comuni di Cartignano, San Damiano Macra, Macra e Stroppo.
Le premesse sono ottime!

DRÔNÈ IN BOLLA VINO SPUMANTE DI QUALITÀ METODO CLASSICO AZ. AGRICOLA MAURO VINI


Le uve Gouais blanc 60% e Chardonnay 40% dopo 24 mesi di riposo sui lieviti danno origine ad un vino spumante dal colore giallo paglierino con perlage fine e persistente.
Al naso è fresco, con particolari sentori di pane appena sfornato e frutta.
In bocca è elegante, secco, ben strutturato ed armonico.


Il Gouais Blanc, noto anche come “Casanova dei Cultivar” per la sua prolifica capacità di generare nuove varietà, è un vitigno a bacca bianca di antichissima origine che ha giocato un ruolo cruciale nella storia della viticoltura europea. Questo vitigno, in passato denigrato aspramente, è stato oggi rivalutato e riconosciuto come il progenitore di oltre 80 varietà di uve vinifere, tra cui Chardonnay, Gamay, Riesling e Chenin Blanc.
Rivalutato, ma non proprio amato dai winelovers, che non lo conoscono neanche per sentito dire. Infatti, ai giorni nostri è coltivato principalmente per preservare la diversità genetica e per produrre vini semplici, quindi non aspettatevi dei capolavori da lasciare in cantina per 20 anni.
Con una gestione attenta e basse rese, può produrre vini freschi e piacevoli che offrono un legame diretto con la storia viticola europea.
Il Gouais Blanc è stato determinante nella creazione di molte delle varietà di uve più importanti del mondo vinicolo moderno. Il suo ruolo come genitore di Chardonnay, Gamay, Riesling e molte altre varietà lo rende fondamentale per la comprensione della genetica della vite. La sua coltivazione è anche importante per la conservazione della diversità genetica delle uve, soprattutto in un’epoca di cambiamenti climatici e nuove sfide agronomiche.
La vinificazione del Gouais Blanc richiede attenzione per controllare la sua naturale alta acidità e bassa gradazione alcolica. Tecniche come la fermentazione in cemento e l’uso di lieviti indigeni possono aiutare a sviluppare maggiore complessità e bilanciare l’acidità. In condizioni climatiche più calde, il Gouais Blanc può sviluppare aromi più ricchi e complessi, rendendolo un candidato interessante per l’adattamento ai cambiamenti climatici.